Non è uno scherzo!
Il mio nome è proprio Amedeo Biggiogero.
Capita che per prenotare un tavolo ad un ristorante debba passare un quarto
d’ora al telefono a fare spelling: oggi lo faccio con lo pseudonimo
di Veronelli, che oltre a darmi il vantaggio di una immediata comprensione
dall’altra parte del filo, può succedere che, nel dubbio si tratti
proprio di quel Veronelli là, mi assegnino il tavolo migliore.
Così più di una volta qualcuno si era fatto venire l’idea
di un bel nome d’arte; ipotesi sempre scartata per almeno due motivi.
Il primo è che per avere un nome d’arte bisogna essere un "artista",
ed io mi sono sempre considerato non più di un buon artigiano. Due:
Amedeo Biggiogero ha, per la sua assurdità, già in sé
il crisma del nome d’arte.
Sono nato e vissuto qui, e come me i miei nonni ed i nonni dei miei nonni,
e non lo dico pervaso dall’orgoglio della mia terra, ma come semplice
constatazione di un dato di fatto sull’ineluttabilità del caso.
Qui le Colonne d’Ercole non sono mai state oltre la linea dell’orizzonte.
Lo è stato per i miei nonni e per i nonni dei miei nonni e lo è
ancora oggi per me, pur ad un tiro di sasso dalla milanocosmopolitafrontiera.
Sul "chi sono" prego chiunque abbia una mezza risposta credibile
di farmela pervenire, poiché in 38 anni non ci ho, onestamente, capito
molto. Al vostro buon cuore.
Il "cosa faccio" è certamente più semplice; d'altronde
ben sappiamo che nulla è più apparente delle certezze e rieccoci
quindi da capo.
La cosa principale, che è giusto dichiarare, è che scrivo canzoni
e siccome mi hanno insegnato che "vergogna è rubare" , le
canto pure. Ho iniziato a farlo molti anni fa (circa 20) ed in questo, che
mi accorgo ora essere un incredibilmente lungo lasso di tempo, mi ci sono
divertito ed ho ricevuto anche qualche buona soddisfazione. Certo difficilmente
le soddisfazioni sono direttamente proporzionali alla quantità di sangue
sputato ma non ci si lamenta.
Avendo da sempre considerato i curriculum tristissimi evito di sciorinare
le esperienze fatte in quattro lustri (un po’ di fiducia per favore!)
e passo direttamente a buttare giù cosa stiamo facendo (la coniugazione
in terza persona plurale del verbo "stare" non è un plurale
maestatis; è che semplicemente le cose che faccio non le faccio da
solo).
Sto uscendo con un disco. L’album si intitolerà "Bagonghi"
e ci stiamo lavorando. Collocherei questo lavoro nell’ambito della musica
cantautorale italiana. Le atmosfere sono fumose di swing, blues e folk. In
questo sito ci sarà anche, credo, la possibilità di ascoltare
qualche pre-produzione così tanto per darvi un’idea. Ci stiamo
mettendo molto dentro questo disco con la speranza che molto possa anche venire
poi fuori. I musicisti che compongono questa squadra sono straordinari (di
loro si racconta nella apposita pagina di questo sito) e provengono tutti
dal quel mondo parallelo che il Jazz. Ma di tutto questo riparleremo.
"The piano has been drinking" è un nostro tributo a quell’enorme
artista che è TOM WAITS. Ho creduto e credo molto in questo progetto
(vedi apposita sezione su questo sito) perché dopo tanti anni non ho
ancora finito di scoprire cosa nasconde sotto il cappellaccio quest’ometto
Californiano.
Ogni musicista sa quanto vale un buon finale: non ‘è niente da
fare per quanto il pezzo sia bello se finisce "debole" strapperà
meno applausi di un pezzo mediocre con un finale roboante (pim pum pam patapum…………
pum!) ma siccome da qui gli applausi non si sentono finisco così e
cosissia.
Amedeo
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